Vasi di fiori e d’amore
Vasi di fiori e d’amore
Tipico della Regione mediterranea, dalla Grecia all’Italia centro-meridionale e poi più a ovest, verso il sud della Spagna e in Portogallo è vedere nei centri storici delle città e nei piccoli paesi, accanto alle porte delle case, una serie di vasi traboccanti di fiori.
Spesso sono vasi rimediati: vecchie latte dell’olio, secchi di plastica che contenevano pitture, tegole legate tra loro con fil di ferro, contenitori di terracotta scheggiati e dismessi. Esempi splendidi del “riuso”: non si butta niente e non si ricicla nemmeno, molto più semplicemente si riusa quello che in casa non serve più !!
E’ commovente vedere con quanto amore vengono curati questi vasi di fortuna e con quale successo crescono rigogliose e belle le piante all’interno: ci sono cortili, terrazzi, scale e pianerottoli traboccanti di fiori, magari con un miscuglio scomposto di colori con il classico “effetto macedonia”, tanto deplorato dalla cultura anglosassone, ma che in questo contesto a mio avviso non disturba affatto perché è il segno tangibile della vita che pulsa nelle vecchie strade, dell’amore per i fiori che per molte persone anziane è una spinta ad alzarsi ogni mattina: occuparsi di qualcuno o di qualcosa è un motivo valido, più che valido, per trovare la forza e la voglia di vivere.
Ma se nei centri storici le piante ed i fiori possono crescere solo nei vasi perché non ci sono spazi verdi, e ad occuparsi dei fiori sono di solito gli abitanti, lo stesso non vale nei nuovi quartieri, dove accanto a zone verdi abbandonate, le Amministrazioni rifanno il look alla città con discutibili operazioni di maquillage: proliferano vasi di cemento prefabbricato, più o meno di buona fattura e di ricercato design, ma spesso anche vasi dozzinali e squallidi collocati dal pubblico o dai privati lungo i marciapiedi, nelle zone pedonali, vicino agli ingressi, insomma un po’ ovunque, senza gusto e senza criterio. E molto raramente in questi vasi cresce qualcosa per più di tre mesi.
Dall’entusiasmo iniziale che fa riempire il vaso con qualcosa di verde, di solito sempreverde, e che presto si spegne, si passa alla sterpaglia e poi al cestino gettacarte: il vaso si riempie di rifiuti di ogni tipo, segno tangibile del livello di civiltà ed educazione che ci caratterizza. E quando lo scempio diventa insostenibile per il decoro pubblico si provvede alla rimozione del vaso; la libertà che garantisce il vaso è proprio questa: quando voglio lo tolgo di mezzo e nascondo tutto ciò che la sua vicenda finita male rappresenta. Con una aiuola non potrei fare lo stesso o almeno non sarebbe così semplice.
Alessia Brignardello – botanica paesaggista. AIAPP