Terapia forestale: la valutazione delle fonti di inquinamento.
TERAPIA FORESTALE: LA VALUTAZIONE DELLE FONTI DI INQUINAMENTO
La rilevanza dei B-VOC (Biogenic Volatile Organic Compound) in ambito di Terapia Forestale è ormai evidenziata da numerosi studi. Questi lavori sottolineano come i principi attivi degli oli essenziali della foresta, soprattutto terpeni, monoterpeni ed isoprene, abbiano un’influenza positiva sulla salute fisica e mentale. Alcuni effetti maggiormente conosciuti dell’inalazione di questi composti volatili sono: attività mucolitica, antispasmodica dell’apparato respiratorio, antimicrobica, antinocicettiva, antinfiammatoria [1], oltre agli effetti di riduzione dello stress, degli stati depressivi e di ansia.
Uno studio del 2015 ha dimostrato come una camminata di una sola ora in una foresta di conifere abbia effetto sull’inalazione di alcuni monoterpeni, i cui valori sono stati poi misurati attraverso analisi del sangue dei partecipanti [2]. In particolare attraverso questo studio è stata evidenziata la presenza di a-pinene, che ha effetti antiinfiamatori ed anticancerogeni [3] e, in misura minore, è stata riscontrata la presenza tra gli altri di acetato di bornile, che ha effetti sul Sistema Nervoso Autonomo nell’induzione di uno stato di rilassamento [4]. Ci sono diversi fattori che influiscono sulle emissioni di BVOC: le specie vegetali e l’età delle piante[5], l’umidità del suolo, la temperatura, il metabolismo stagionale delle piante [6] [7] [8]. Il tutto disperso o maggiormente concentrato in base alle correnti d’aria e alla fascia oraria dell’immersione, condizionata dal calore esercitato sulle piante dai raggi solari e, in generale, sullecondizioni ambientali [9] [10] [11] [12].
Ma quanti di questi studi evidenziano i fattori di rischio dell’inquinamento atmosferico in relazione ai Bagni di Foresta? La valutazione, per esempio, dei particolati nell’aria dovrebbe essere un elemento rilevante nella scelta e nella qualificazione dei sentieri adatti alla Terapia Forestale.
In Italia la Stazione di Terapia Forestale Valli del Natisone monitora il territorio dal 2015; il gruppo di ricerca indipendente Forest&Go ha valutato il livello dei particolati nella propria Stazione di Ricerca a Pieve di Tesino, prima di procedere con altri lavori di approfondimento (studio di prossima pubblicazione); nel libro Terapia Forestale 2 sono elencati diversi siti in cui questo tipo di analisi è stata svolta, oltre alla rilevazione di alcuni altri inquinanti [13].
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Perché è così importante? L’inquinamento atmosferico ha molti effetti negativi, sia dal punto di vista fisiologico che dal punto di vista psicologico. Oltre alle dimensioni delle sostanze inquinanti (per esempio i particolati -PM-) sono da considerare anche la loro struttura e composizione: le componenti acide sono molto più nocive. Possono infatti invadere un organo specifico causando un danno diretto, inoltre le componenti tossiche possono creare infiammazione con effetti sistemici, poiché la segnalazione infiammatoria può creare effetti a cascata che possono colpire organi distanti. Patologie autoimmuni, allergie, problemi alle ossa (demineralizzazione), cancro (per esempio carcinoma del polmone), patologie cardiovascolari, patologie delle funzioni cognitive e neurologiche, sono solo alcuni degli effetti fisiologici dell’inquinamento dell’aria [14] [15]. Una revisione del 2019 ha messo in luce come l’inquinamento da PM provochi infiammazione al SNC, che è implicata nella fisiopatologia della depressione e della psicosi. Ma i particolati sono anche causa di modifiche di strutture cerebrali, stress ossidativo, maggiore produzione dell’ormone dello stress, disturbi dello sviluppo cognitivo e demenze [14] [15]. L’esposizione prolungata ai PM 2:5 è associata in modo statisticamente significativo a sintomi ansiosi da moderati a gravi, mentre l’esposizione ai PM10 sembrerebbe correlata a sintomatologia depressiva e maggior rischio suicidario [14] [15].
Uno studio condotto dall’Organizzzazione Mondiale della Sanità dal 2004 al 2008 ha evidenziato come la presenza di particolati inferiori o uguali di dimensione 2.5 siano rischiosi per basso peso dei bambini alla nascita e come, nei paesi in rapida crescita, come la Cina, questo rischio sia accompagnato da rischio di parto pretermine [16] e nel corso degli anni la qualità dell’aria è certamente peggiorata.
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Cosa dire rispetto alle radiofrequenze? Capita spesso di fare una bella passeggiata nei boschi, in collina o in montagna e trovare, proprio in cima, una grande antenna di telefonia mobile. Oltre ad essere antiestetiche hanno delle ripercussioni a livello ambientale e sulla salute umana?
Uno studio condotto in Germania dal 2006 al 2015 dimostra che gli alberi raggiunti dalle radiazioni dei ripetitori dei telefoni cellulari sviluppano dei danni sulla propria superficie, in direzione della corrente di flusso e, nel tempo, questi danni si espandono in tutta la pianta [17]. Una recente revisione analizza gli effetti delle onde elettromagnetiche sulle cellule e le funzioni del cervello, ipotizzando che già l’esposizione della durata di una settimana a questa fonte di inquinamento possa produrre degli effetti. I risultati devono ancora essere approfonditi, ma sembrerebbero coinvolte la replicazione del DNA ed il corretto funzionamento dei neurotrasmettitori. Certamente saranno meglio valutati in relazione all’intensità delle radiazioni e la durata dell’esposizione [18].
Gli effetti attualmente misurati sulla salute umana grazie alla terapia forestale sono di breve durata (uno e due mesi), inoltre non è stato ancora possibile individuare in quale misura agisca ciascun elemento benefico di questa pratica: esperienza sensoriale, leggera attività fisica, inalazione di composti volatili e condivisione/socializzazione (ove prevista) rappresentano probabilmente una efficace sinergia. Non siamo ancora in grado di valutare cosa accada nel medio e lungo termine e, soprattutto, in che modo e misura possano eventualmente interferire i fattori di rischio sopra descritti, se presenti. E’ possibile che nel breve termine vengano “ammortizzati” dagli elementi individuati come positivi per la salute, ma che nel lungo termine le proporzioni tra costi/benefici cambino?
Questa riflessione ci porta forse ad un atteggiamento di prudenza e coerenza nella scelta dei siti che si vogliano individuare come “terapeutici” in senso stretto, clinicamente valutabile, escludendo quanto meno le criticità macroscopiche (antenne, vicinanza a strade trafficate o centri abitati) qualora non sia possibile esaminare il sito con strumentazioni idonee.
Allo stesso modo si pone la riflessione dell’inclusione dei parchi urbani (presumibilmente soggetti ad inquinamento da particolati, inquinamento acustico, inquinamento elettromagnetico, ecc) tra i siti di Terapia Forestale, anche solo per la contraddizione con la dicitura “forestale”. Nell’International Handbook of Forest Therapy (una “Bibbia” per gli addetti a lavori) si legge: “Il termine Forest Medicine in inglese è stato usato per la prima volta quando la Società Giapponese di Medicina Forestale (Japanese Society of Forest Medicine ndr) è stata fondata nel 2007. La Medicina Forestale è sviluppata dal Bagno di Foresta (Forest Bathing ndr) o Shinrin Yoku e dalla Terapia Forestale (Forest Therapy ndr). Anche la Terapia forestale è stata sviluppata dallo Shinrin Yoku, che è una pratica di salute pubblica basata sulla ricerca attraverso l’immersione negli ambienti forestali con l’obiettivo di promuovere la salute mentale e fisica e migliorare la prevenzione delle malattie mentre allo stesso tempo è possibile godersi e apprezzare la foresta”[19]. Secondo questa definizione quindi i parchi urbani NON possono essere inclusi fra i siti di Terapia Forestale perché, ça va sans dire, essendo “urbani” non prevedono immersione negli ambienti forestali .
Potrebbero però, a pieno titolo viste le evidenze scientifiche non meno rilevanti, essere definiti luoghi più generici di “Nature Therapy” o “Urban Green Therapy”. Una revisione del 2021, evidenzia l’effetto di mitigazione del verde urbano sui particolati presenti (con tutte le importanti implicazioni sulla nostra salute) [20]. Un’altra revisione evidenzia “l’ampia varietà di possibili fattori di mediazione tra l’uso degli spazi verdi e l’insorgenza, la remissione e/o prevenzione del cancro”, con particolare attenzione al cancro della vescica, della mammella e del polmone [21].
Uno studio ulteriore, pur evidenziando la necessità di ulteriori approfondimenti, suggerisce che gli spazi verdi siano “associati ad esiti positivi sulla salute mentale” [22]. Il verde urbano va certamente implementato e maggiormente curato, sulla base dei diversi studi scientifici, di cui in questo articolo sono citati solo alcuni esempi. L’intento di chi scrive è semplicemente quello della chiarezza e l’umile suggerimento all’adesione ad un rigore scientifico tanto importante in tempi di espansione esponenziale delle proposte di Terapia Forestale e Forest Bathing, nell’ottica e
nell’interesse della partecipazione di importanti interlocutori istituzionali per lo sviluppo di un nuovo servizio di Salute Pubblica.
Sara Nardini, psicologa e psicoterapeuta, naturopata, esperta di Terapia Forestale
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