San Terenzo a Lerici. Distruzione totale di un paesaggio culturale
Cancellazione di una cartolina ligure e di un pezzo di memoria storica
Adesso bisogna lavorare per riportare il verde a Piazza Brusacà
Lerici (SP). Lo scempio è stato eseguito con determinazione senza lasciare nulla del boschetto di pini. Il Comune ha ignorato il nostro appello alla conservazione e quello giunto da tanti cittadini indignati. Per nulla presa in considerazione la nostra proposta di selezionare gli alberi realmente compromessi procedendo ad analisi strumentali e tentare in tutti i modi possibili di preservare uno dei paesaggi liguri più caratteristici della Provincia di La Spezia. San Terenzo di Lerici oggi si mostra come un desolante borghetto che è stato violentato e torturato dalla furia delle motoseghe. Ricordiamoci le foto di prima: alberi di pino domestico incorniciavano il borgo marinaro e facevano ombra a tante barche colorate, un paesaggio culturale che si era costituito nel tempo. Nulla da fare di fronte alla paura delle radici degli alberi. Se inizialmente la perizia dell’agronomo parlava di possibili soluzioni per fermare l’invadenza delle radici, in un secondo momento si è consigliato l’abbattimento. Noi avevamo proposto di intervenire sulle radici superficiali eseguendo interventi mirati e chirurgici ed evitare processi di soffocamento degli apparati radicali, lavoro che doveva essere eseguito da esperti del settore e bocciato a priori. Sulla soluzione delle radici degli alberi il Comune di Lerici non si è impegnato fino in fondo a contattare esperti di apparati radicali arborei. Tra le soluzioni proposte per deviare le radici, molti esperti usano TNT, tessuto non tessuto che viene applicato sugli apparati radicali, lavoro che viene completato con pavimentazioni drenanti. Il tessuto non tessuto è un materiale traspirante che però viene visto come un ostacolo dalle radici delle piante. Infine, nessuna analisi strumentale è stata eseguita per capire dettagliatamente le condizioni di salute questi alberi. Lo abbiamo detto in altri articoli: bisognava lavorare di buon senso, operare per riqualificare il paesaggio sicuramente bisognoso di cure e interventi ma senza fare il massacro. Il Sindaco ha parlato fino all’ultimo di alberi a fine ciclo, in realtà erano alberi giovani da valorizzare e curare.
Oggi Piazza Brusacà di San Terenzo soffre di questo scempio e deve fare i conti con un progetto di restyling discutibile che va avanti. Quei pini, desiderosi di valorizzazione, potevano essere salvati. Avevamo anche proposto una sostituzione progressiva degli alberi compromessi. Niente! Nulla di tutta ciò. Vogliamo ricordare al Sindaco di Lerici che il taglio di così tanti alberi in un colpo solo ha prodotto una ingente quantità di CO2 e ha eliminato in poche ore tanti servizi ecosistemici. Ogni taglio di massa di alberi in buono stato di salute provoca un inquinamento e una produzione smisurata di Anidride Carbonica visto che questi esseri viventi sono fissatori del carbonio e primari sottrattori di questo gas serra che provoca così tanti problemi. Ma oltre all’aspetto dell’Anidride Carbonica si è cancellato un servizio ecosistemico essenziale per i santerenzini ovvero l’ombra degli alberi.
Non ha senso sacrificare un bosco di pini per costruire una piazza in cui saranno piantati solo 6 lecci di altezza 5-6 metri posizionati in vasche rialzate. In pratica da 20 alberi che facevano ombra ci si riduce a solo 6 alberelli di leccio nel tentativo di ridare lustro a un luogo ormai anonimo e privo di bellezza. Noi ci chiediamo ancora perchè mai procedere alla piantagione di così pochi alberi, perchè dare tanto valore ai materiali d’arredo e poco ai servizi ecosistemici del verde. Questa scelta è priva di senso e speriamo ci sia subito una modifica del progetto.
A fronte di una simile devastazione del paesaggio è necessario fare alcune osservazioni sul futuro progetto che si sta realizzando. A nostro avviso questo restyling è qualcosa di imposto dall’alto che non c’entra nulla con il paesaggio prettamente marinaro di San Terenzo di Lerici. Bisognava lavorare pensando alla conservazione dell’esistente. La Soprintendenza ha dato parere favorevole al taglio perchè gli alberi erano elementi successivi alla realizzazione dell’antico borgo di San Terenzo e quindi una aggiunta sul paesaggio storico. Ma allora anche il riempimento della piazza dovrebbe essere eliminato, visto che non appartiene al sito originario del borgo ed è stato realizzato dopo gli anni 50. In realtà sappiamo tutti che il paesaggio è qualcosa di dinamico e non di statico, è disegnato nel tempo e si sviluppa attraverso modifiche, aggiunte di vegetazione ecc… Il paesaggio verdeggiante di San Terenzo era una cartolina costruitasi nel corso dei decenni ed andava preservato e potenziato nella sua evoluzione.
Alla fine i tanti pini di San Terenzo sono stati tagliati per il problema radici. Diversi alberi potevano essere preservati e si poteva procedere con una integrazione di nuovi alberi per il miglioramenti d’immagine. La tristezza che si respira adesso in questo angolo di borghetto marinaro è palpabile nel viso e negli occhi di molti cittadini che si sono ritrovati all’improvviso privati di un mondo a cui erano legati. Cittadini che, purtroppo, hanno sottovalutato il problema fino all’ultimo giorno, intervenendo troppo tardi, quando il rombo delle motoseghe era già nell’aria. Il bene lo si apprezza quando lo si è perduto.
Adesso è necessario battersi per riportare San Terenzo al suo fascino verde in stretto contatto con il mare. A nostro avviso la scelta dei lecci poteva funzionare in condizioni meno esposte al mare. Qui siamo sul primo fronte e si rischia di avere alberi che cresceranno poco in altezza e molto compatti in larghezza per resistere ai venti non riuscendo a creare una eccellente ombra estiva. La riforestazione a nostro avviso andrebbe eseguita con un alternanza di più specie arboree e arbustive resistenti al mare. I pini domestici sono alberi che riescono a vivere in certe condizioni ma sono stati tolti per via delle radici. Anche il Pino d’Aleppo è ottimo contro i venti marini, anzi forse il migliore di tutti perchè riesce a prendere forme incredibilmente affascinanti, strisciare al suolo e muoversi in direzione del vento e della luce e produce ombra e non crea grandi problemi con l’apparato radicale come il pino domestico. I pini mediterranei in natura vivono su scogliere e sulle dune quindi sono ottimi per queste condizioni ma in questo caso nessuno li vuole. Anche il Pino marittimo, Pinus pinaster, si addice bene a questi luoghi, albero elegante e molto longevo, non da gli stessi problemi del Pinus pinea. Un altro albero, purtroppo poco amato, è la Tamarix capace di vivere a ridosso del mare in terreni salmastri ma perde le foglie durante l’inverno. Albero che fa discreta ombra in estate e non necessità di grandi cure colturali. Ottimo è l’Eleagnus angustifolia, albero che sa resistere bene al mare sul primo fronte, non crea problemi con le radici, ed è con fogliame semipersistente in climi miti.
San Terenzo di Lerici quando aveva un paesaggio verdeggiante
San Terenzo oggi senza paesaggio verdeggiante
La scelta delle specie arboree sul mare è estremamente ridotta proprio a causa delle avverse condizioni climatiche. In natura tutti gli alberi posizionati in questi luoghi esposti all’aerosol marino crescono più in larghezza e meno in altezza, creando forme estremamente compatte e frangivento.
Arbusti che possono vivere sul primo fronte del mare sono il Corbezzolo, il Pitosporo, la Fillirea, il Carrubo, l’Agnocasto, il Mirto, il Rosmarino, la Lavanda, il Lentisco, l’Alaterno. Specie arboree molto resistenti sono la Melia azedarach o albero dei rosari che è caducifoglia, l’Acacia saligna dai bellissimi fiori giallo oro. Tra le palme la Chamaerops humilis, di crescita lenta e capace di vivere a ridosso del mare.
Purtroppo per riavere l’ombra degli alberi ci vorranno altri 50 anni. Questo è l’amaro prezzo da pagare nel triste scenario paesaggistico di San Terenzo di Lerici. I Santerenzini dovranno munirsi di santa pazienza.
Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus
Uno scempio inennarabile ai danni dell’ambiente , di ecosistemi, del paesaggio. A Lerici l’imbecillita’ umana e una speculazione vergognosa e criminale si e’abbattuta spietata sulla Natura, cancellando per sempre un serbatoio insostituibile d’ossigeno.
Se fossimo degni cittadini nn avremmo in Italia sindaci che continuano imperterriti a consentire il consumo del suolo, a favorire inquinanti, a danneggiare irrimediabilmente il paesaggio .
L’unica sostituzione sensata dopo lo scempio è la tamarix tamerice
Ci vorrebbe una legge a tutela delle piante vecchie e storiche, in pochi munti si distrugge quello che la natura fa in decenni. Moriremo tutti asfissiati e mangeremo cemento. Che tristezza