Possibili soluzioni per gli apparati radicali invasivi degli alberi
Sono tanti i viali alberati eliminati o minacciati di taglio a causa delle radici affioranti ed invasive. Le soluzioni ci sono ma bisogna saperle applicare nei singoli casi
In ambiente urbano e lungo le strade e facile imbattersi nelle radici affioranti che spaccano tutto e creano grossi problemi alla viabilità di automobili e al passeggio di pedoni. E sono molti gli interventi di eliminazione drastica di intere alberature per risolvere “alla radice” il problema. I costi di questa lotta agli apparati radicali delle piante sono molto onerosi per le amministrazioni e per i cittadini. Purtroppo i danni al patrimonio arboreo e al paesaggio sono altrettanto ingenti perchè in nome della sacrosanta sicurezza del cittadino si cancellano beni ambientali e vedute di grande bellezza. Il problema, al solito, sta nella mancanza di sensibilità e di comunicazione per rintracciare le possibili soluzioni che esistono e che devono essere applicate con professionalità.
Si parla tanto di alberi, di gestione del verde ecc… ma pochi conoscono le caratteristiche di un apparato radicale. Le radici di una pianta hanno il compito di ancorare l’esemplare al terreno e di captare l’acqua e i sali minerali. Sono quindi una parte essenziale per la sopravvivenza e per la stabilità della pianta e come tale vanno rispettate scrupolosamente. Il problema sorge principalmente in ambienti fortemente urbanizzati quando una cattiva progettazione del verde con eccessiva cementificazione produce stati di impermeabilizzazione dei suoli con risalita delle radici e successiva destabilizzazione delle pavimentazioni e dei manufatti. Questo processo è il disperato tentativo dell’albero di riappropriarsi del suo spazio vitale per respirare e intercettare acqua. Il ruolo degli apparati radicali è quello di esplorare sempre nuove porzioni di terreno per trovare maggiori quantità di acqua.
La prima cosa da fare è migliorare la rizosfera ovvero la parte del terreno in cui si realizzano le interazioni tra l’apparato radicale della pianta, i microrganismi e le sostanze presenti nel suolo. La popolazione microbica è essenziale per migliorare la struttura e la qualità del suolo e per incrementare la crescita dell’apparato radicale. In questa porzione di suolo si gioca in pratica il futuro della pianta. Quando esplode lo squilibrio nel sistema suolo-pianta si innesca un lento declino nella crescita della pianta e nel suo sviluppo. Alterazioni del suolo, riduzione dell’attività microbica, esaurimento delle sostanze nutritive, impermeabilizzazione dei suoli e terreni poveri e compattatati portano a lungo andare a un deperimento della pianta. Terreni poco profondi e mal lavorati dove i sesti di impianto sono stati fatti senza il miglioramento del suolo, si possono creare situazioni di stress degli alberi oltre che crescita superficiale degli apparati radicali. Quindi, i problemi vanno evitati nel momento della progettazione e messa a dimora per non farli diventare insostenibili nel futuro.
Le soluzioni ci sono ma bisogna saperle applicare. Troppo facile dire facciamo il lavoro senza valutare attentamente la situazione, la qualità vegetativa degli alberi in questione, le condizioni del terreno, l’analisi del sito in cui vegetano le piante ecc. Non tutti i casi sono uguali ricordando che ogni intervento sulle radici di un albero è un’operazione estremamente delicata che va eseguita da personale esperto. Il taglio di radici importanti può provocare la destabilizzazione dell’albero ma anche la morte di parte della chioma. Ecco perchè è necessario eseguire lavori chirurgici mirati e mai invasivi.
Il rispetto della Zona Critica Radicale (CRZ) della pianta è fondamentale in ogni tipo di intervento. Estremamente pericoloso lavorare sull’apparato radicale in prossimità del tronco dell’albero, eliminando radici portanti e provocando squilibri della pianta. La CRZ può essere definita la zona rossa intorno all’albero che non va mai toccata dove si trovano le radici fondamentali per la salute e la stabilità. La buona progettazione dovrebbe prevedere sempre aiuole ampie con terreni profondi e ben lavorati in cui l’apparato radicale possa svilupparsi liberamente e senza ostacoli e dove ci sia il massimo rispetto della Zona Critica Radicale.
Alcune soluzioni, impiegate nelle opere di progettazione e realizzazione degli spazi verdi, sono le isole vegetative brevettate dall’azienda italiana Pontarolo Engineerig. www.pontarolo.com Si tratta di sistemi che permettono uno sviluppo ottimale dell’apparato radicale senza processi di soffocamento. Elementi a forma di cupola, realizzati in materiali totalmente riciclabili, vengono posizionati tramite piccoli pilastri intorno all’area verde in maniera da non impattare con l’apporto di acqua e permettendo agli alberi di muoversi liberamente senza costrizione. Il sistema cupolex ha un grande successo per le nuove realizzazioni di spazi verdi urbani, più difficile applicarlo su apparati radicali di alberature già imponenti.
Un altro sistema molto meno costoso per contenere l’irruenza degli apparati radicali è quello dei teli anti-radici permeabili in TNT (tessuto non tessuto), realizzati in polipropilene, che si possono utilizzare lungo le strade, in prossimità di edifici e pavimentazioni e in prossimità di piste ciclabili. Questi teli, a seconda dello spessore, sono molto resistenti e impenetrabili alle radici ma bisogna sempre valutare attentamente i singoli casi. Si possono utilizzare per proteggere tubature dell’acqua, tombini, fognature, altre tubature sotterranee e migliorare la fruizione del verde pubblico e privato. Si possono applicare in prossimità di muretti, lungo le piste ciclabili e per ricoprire aree molto estese di superficie. Informazioni in merito ai teli anti-radice su https://www.tutorinternational.com su http://www.dupont.it/prodotti-e-servizi/construction-materials/professional-landscape-solutions/folder-brands/plantex/products/plantex-root-protector.html su http://www.polyglass.com
E le piste ciclabili e aree pedonali a contatto con l’irruenza delle radici?
Trovarsi delle piste ciclabili devastate dalle radici può creare seri problemi e incidenti. Molti comuni arrivano alla eliminazione totale degli alberi per ripiantare specie più idonee. In tal caso si distruggono interi paesaggi culturali con danni anche turistici ed ecologici difficili da rimarginare. Occorre ricordare che l’abbattimento di numerosi alberi per il rifacimento totale del tessuto urbano ha un costo esorbitante per le casse comunali. Quindi, a nostro avviso, trovare le soluzioni alternative può evitare inutile dispendio di soldi e devastazione del territorio, valutando attentamente i casi. Visti i servizi ecosistemici del verde urbano è necessario sempre trovare delle soluzioni, preservando il giusto rapporto tra alberi, tessuto urbano e fruitori di piste ciclabili e aree pedonali.
Un articolo interessante è quello sul controllo delle radici intorno alle piste ciclabili nel Parco Nord di Milano
Rimandiamo anche un articolo del Messaggero Veneto del 2017 in cui si parla di una pista ciclabile realizzata a Udine contro il pericolo delle radici dei pini. Per molti, l’irruenza di questi alberi è vista come una minaccia, ma tale paura è spesso generata dall’ ignoranza e dalla superficialità.
La pista rialzata utilizzando materiali traspiranti anti-radice è un’alternativa possibile. In molte altre situazioni si può intervenire allo stesso modo ma accanto alla volontà tecnica ci deve essere anche la volontà politica di promuovere certi lavori. Creazione di una pista ciclabile con massicciata protetta da teli anti-radice, con utilizzo di ghiaia lavata al di sotto della pavimentazione con particelle di sezione 12-25 mm. Una elevata porosità scoraggia intrusione delle radici che possono assorbire aria, acqua e sostanze nutritive.
Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus