Alberi e lotta all’inquinamento. Intervista a Rita Baraldi del CNR-Ibimet
Gli alberi e la lotta all’inquinamento
Intervista alla dott.ssa Rita Baraldi del CNR – Ibimet
Fratello Albero, giornale online del Co.n.al.pa., intervista la dott.ssa Rita Baraldi primo ricercatore del CNR-Ibimet di Bologna e tra le massime esperte di alberi anti-inquinamento in Italia.
Parliamo di inquinamento. In Italia si contano circa 80 mila morti premature l’anno per colpa dello smog. Qual’è la situazione dell’aria nel nostro paese?
Purtroppo l’Italia viste la maglia nera in Europa in quanto è tra i peggiori paesi europei per l’inquinamento atmosferico che fa più morti degli incidenti stradali.
Quali sono i peggiori inquinanti che possono nuocere alla nostra salute?
Come confermato dai dati più recenti dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, European Environmental Agency), gli inquinanti atmosferici che nel 2015 hanno maggiormente influenzato la salute umana sono le polveri sottili, e in particolare le PM2,5, il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3) causa rispettivamente di 60600, 20500 e 3200 morti premature in Italia.
Si parla molto di particolato atmosferico fine e ultrafine. Che cos’è e quali danni può fare alla nostra salute?
Il particolato atmosferico è un pericoloso inquinante primario derivante dalle attività industriali, dal riscaldamento o dal traffico veicolare ed è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane per la sua pericolosità. Il particolato definito PM10 rappresenta quel particolato con un diametro inferiore a 10 μm mentre il PM2.5 rappresenta le particelle con un diametro inferiore a 2.5 μm. Un tipo di particolato estremamente pericoloso è rappresentato dalle polveri ultrafini (PM0.1) poiché penetra negli alveoli polmonari provocando danni all’apparato respiratorio e circolatorio.
Il Verde urbano, essendo una struttura multifunzionale che produce servizi ecosistemici, ha la capacità di combattere l’inquinamento delle nostre città. Quali sono le strategie e i progetti per mitigare il fenomeno?
Aumentare la superficie dedicata al verde o piantando nuove piante o aumentando la presenza di tetti o di pareti verticali verdi, rappresenta sicuramente la strategia più economica ed ecosostenibile per mitigare l’inquinamento atmosferico e rendere le città più resilienti ai cambiamenti climatici. E’ tuttavia indispensabile una accorta manutenzione sia delle infrastrutture verdi già esistenti sia di quelle di nuova piantagione, perché le piante riescono a fornire i migliori servizi ecosistemici solo se vengono rispettate nella loro crescita e nel loro sviluppo.
Splendido esemplare di Olmo, tra i migliori alberi per la sottrazione di CO2 e Polveri sottili – Foto Colazilli
Il ruolo degli alberi nella lotta all’inquinamento. Il CNR-Ibimet ha fatto uno studio per ricercare i migliori alberi in grado di captare le polveri sottili e i gas inquinanti. Che tipo di specie arboree e arbustive si possono utilizzare? Sono meglio gli alberi o gli arbusti nella rimozione degli inquinanti atmosferici? Il ruolo delle siepi in città. Sono veramente efficaci nella lotta all’inquinamento atmosferico? Meglio un albero giovane o un albero maturo per combattere efficacemente gli inquinanti atmosferici?
Tutte le piante possono contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e di conseguenza del benessere. Comunque, la capacità decontaminante delle piante è specifica e dipende oltre che dalle caratteristiche micro-morfologiche delle foglie (forma, numero, densità e morfologia degli stomi, presenza di peli o cere), anche dalle condizioni meteorologiche, quali principalmente la temperatura, l’umidità dell’aria e la radiazione solare. In generale, gli alberi sono più efficienti nell’assorbimento di inquinanti gassosi e nell’ intercettazione di particolato rispetto agli arbusti in virtù della maggiore superficie fogliare e del maggior rimescolamento dell’aria che passa attraverso la chioma.
Le caducifoglie sono efficaci per la mitigazione dell’ozono troposferico in quanto si produce durante l’estate quando le piante sono in piena attività vegetativa mentre d’inverno le piante sempreverdi come le conifere agiscono come filtro per le polveri sottili.
Siccome la filtrazione dell’aria avviene attraverso l’apparato fogliare, è chiaro che piante con una chioma maggiore sono più efficaci di piante di minori dimensioni e quindi le piante adulte forniscono i risultati migliori.
Gli arbusti, pur avendo un apparato fogliare minore degli alberi, sono molto importanti per creare barriere verdi di protezione in zone limitrofe alle sorgenti di emissione di inquinanti (strade, zone industriali) e, quando associate con gli alberi, contribuisco a riempire anche le zone del tronco salvaguardando dall’esposizione diretta i pedoni. L’alloro, la photinia, il viburno e il ligustro sono quindi specie da considerare nella pianificazione del verde urbano sia come siepi che in associazione con alberi ad alto fusto.
Quali sono le caratteristiche che rendono un albero un potente alleato contro lo smog? Come avviene il processo di assorbimento degli inquinanti atmosferici attraverso le piante?
La vegetazione svolge un importante ruolo di controllo ambientale come quello di mitigazione dell’inquinamento dell’aria, fungendo da vero e proprio filtro purificatore in grado di contrastare lo smog atmosferico attraverso molteplici meccanismi: durante il giorno infatti le foglie oltre ad emettere ossigeno e assorbire anidride carbonica attraverso gli stomi, assorbono con un meccanismo simile, anche i gas inquinanti come ozono (O3), monossido di carbonio (CO), biossido d’azoto (NO2) e anidride solforosa (SO2), smog fotochimico che è oggi presente nella maggior parte delle città e agglomerati urbani di dimensioni rilevanti ma, poiché viaggia con il vento, può interessare anche zone scarsamente popolate. Le piante sono inoltre in grado di trattenere le polveri fini ed ultrafini attraverso i peli e le cere presenti sulla superficie delle foglie o attraverso la rugosità della pagina fogliare.
Quali sono i migliori alberi in grado di captare la CO2?
Cerri, carpini, ontani, tigli, frassini ed olmi sono ad esempio piante che assorbono fino a 4 tonnellate di CO2 nell’arco della loro vita media. Ma anche il Ginkgo e la Koelreuteria sono piante, seppur non autoctone, efficaci. Tra le sempreverdi, sicuramente i pini, gli abeti e anche le magnolie possono dare un contributo importante al miglioramento della qualità dell’aria. Bisogna ribadire comunque che tutte le piante possono svolgere un ruolo di mitigazione, ma la scelta della specie e del numero di piante dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere oltre che dal contesto ambientale in cui si vuole intervenire.
Il Frassino – Ottimo albero per combattere l’inquinamento in città. – Foto Colazilli
Possiamo fare una stima della quantità di inquinanti atmosferici catturati da un albero in buone condizioni di salute?
Anche in questo caso la rimozione degli inquinanti dipende dalle caratteristiche fisiologiche e morfologiche delle foglie oltre che dalle dimensioni delle chiome. Si può comunque stimare che le stesse piante indicate per l’assorbimento della CO2 (cerri, carpini, ontani, tigli, frassini ed olmi) assorbono e intercettano circa 250/300 gr di gas dannosi all’anno per pianta e circa 100/150 gr di Pm10. Ovviamente queste stime sono molto influenzate anche dalla concentrazione di questi inquinanti nell’atmosfera.
Che tipo di progettazione del verde deve essere eseguita in città per contribuire alla mitigazione dell’inquinamento atmosferico?
E’ sempre più indispensabile effettuare una progettazione oculata delle aree verdi in città che devono essere considerate come scelte strategiche per la mitigazione ambientale. Ovviamente, nella scelta dell’assortimento vegetale da inserire in un progetto del verde vanno considerati aspetti estetici, agronomici e di biodiversità; pertanto, anche specie vegetali meno efficaci non vanno escluse a priori dalla progettazione per l’intrinseco valore ecologico che ogni pianta, in quanto tale, racchiude. Occorre poi fare un’oculata scelta della disposizione spaziale in funzione della caratteristiche micro climatiche dell’area urbana su cui intervenire.
Possiamo quantificare i benefici economici del verde urbano ben curato nella lotta all’inquinamento atmosferico?
I benefici ecosistemici delle piante possono essere quantificati attraverso analisi modellistiche che chiaramente dipendono da tanti fattori quali la specie e l’età delle pianta, per cui una oculata quantificazione può essere fatta solo caso per caso. Recenti studi effettuati considerando tutti i benefits degli alberi stimano un beneficio economico medio annuo per pianta di circa 100€
Gingko biloba – ottimo albero per la sottrazione di polveri sottili. – Foto Colazilli
Le politiche di gestione del verde urbano in Italia. Purtroppo vediamo tantissimi danni alle alberature cittadine, perpetrati da pessimi interventi di gestione. Inoltre si piantano troppo pochi alberi e si progettano pochi parchi e giardini rispetto alla rilevanza del problema inquinamento. In che modo le amministrazioni pubbliche e i privati cittadini possono contribuire al miglioramento del verde in città e alla lotta all’inquinamento atmosferico?
Anche se è vero che ancora sono troppo pochi gli alberi nelle zone urbane e periurbane, è però altrettanto vero che in questi ultimi anni la sensibilità degli amministratori è notevolmente migliorata e c’è una grande attenzione su questa tematica, grazie anche alla grande opera di divulgazione che il mondo scientifico e quello del florovivaismo hanno svolto in questi anni. Ancora però si vedono interventi di potatura e manutenzione che arrecano danni ingenti alle piante, causando non solo un danno spesso irreparabile alla pianta stessa, ma annullando i benefici ambientali delle piante e causando grossi problemi di sicurezza per i cittadini.
Certamente il costo per le infrastrutture verdi per un’amministrazione incide sensibilmente sul bilancio pubblico, in particolare per le manutenzioni necessarie a mantenere in buone condizioni le piante. Esistono però delle forme di partnership tra pubblico e privato che possono aiutare in questo senso, come ad esempio quello che abbiamo messo a punto insieme al comune di Bologna con il progetto Life GAIA e che prevede appunto il contributo economico del privato per la messa a dimora di piante e la successiva manutenzione.
Anche i privati però autonomamente possono contribuire al benessere dell’ambiente e dell’uomo, migliorando e sistemando il verde dei propri giardini, terrazzi, balconi, tutto incentivato dal Bonus verde che dimostra la consapevolezza anche del mondo politico nazionale della necessità di incentivare le aree verdi per combattere i cambiamenti climatici e garantire una migliore vivibilità delle nostre città.
Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus