La gestione della flora infestante nei contesti storici: un approccio interdisciplinare
La gestione della flora infestante nei contesti storici:
un approccio interdisciplinare
La gestione della flora che viene sviluppata sulle strutture storico-architettoniche, archeologiche e in generale sui contesti monumentali è un argomento spesso sottovalutato. Questo forse perché non si rende conto del pericolo o del danno che può essere causato da una gestione errata o assente. Le piante, essendo organismi vivi, rispondono alle nostre azioni, e se queste ultime non sono ben calibrate e studiate allora l’eventuale danno non può essere dovuto soltanto alle piante ma anche al personale non qualificato oppure non idoneamente preparato.
Le piante infestanti sono in grado di invadere intere aree e strutture con conseguenze a volte anche devastanti per i monumenti, sia per i problemi fisici che esse possono creare ma anche per quelli chimici danneggiando ininterrottamente il substrato storico.
L’approccio più corretto per una corretta sia progettazione del verde che gestione delle piante infestanti in ambienti storico-architettonici non può essere in nessun modo incaricato a persone che non hanno le basi per comprendere il pericolo e la delicatezza di un intervento del genere. Fino a pochi anni fa interventi del genere venivano effettuati con il solito sfalcio meccanico o taglio delle piante infestanti nella maggior parte dei siti storici, ma se il nostro scopo è quello di preservare la struttura storica questo metodo andrebbe rivalutato dalla cima al fondo.
Come prima cosa la soluzione migliore è proprio quella di formare un gruppo interdisciplinare di professionisti, dove ognuno diventa complementare all’altro. Soltanto mettendo tutti i tasselli insieme si può svolgere un intervento ad hoc, eliminando ciò che va eliminato, salvaguardando ciò che va salvaguardato e proteggendo ciò che va tutelato. Una squadra adeguata sarebbe ad esempio formata da un architetto, un ingegnere, un botanico, un agronomo e un restauratore: figure altamente qualificate ma che ognuna di loro non entra nell’ambito dell’altro. Ciò fa sì che la squadra elabora un progetto di intervento prendendo in considerazione tutti i paramenti complessivamente.
Lo scopo dell’architetto in questo caso è quello di redare il progetto svolgendo delle indagini inerente il monumento stesso, la sua storia, i materiali di costruzione, gli
interventi subiti. Egli è in grado di leggere i segnali del passato e insieme all’ingegnere viene valutato se, e in che misura, viene compromessa la stabilità dell’edificio, e quindi la sua messa in sicurezza. L’architetto, inoltre, insieme al botanico redano un primo progetto di massima dove vanno segnate tutte le specie vegetali, sia erbacee che legnose, e le loro posizioni sul monumento e attorno ad esso. Il botanico è fondamentale a questo punto poiché è lui che deve effettuare il riconoscimento di tutte le specie rilevate. Così si ottiene una lista di tutte le piante presenti sul sito, le quali poi vanno analizzate ognuna separatamente fornendo una serie di informazioni che saranno utili per la preparazione della proposta finale.
Successivamente viene elaborato dall’architetto il progetto di distribuzione delle piante dove dopo una serie di analisi viene effettuata una prima valutazione del danno provocato. Questo progetto costituirà poi la base per dare le linee guida agli interventi che dovranno essere eseguiti alla conclusione delle indagini.
Una volta raccolti ed elaborati tutti i dati, si procede con una prima valutazione d’intervento focalizzando l’attenzione a quelle piante che recano o possono recare eventualmente nel tempo un danno rilevante sul monumento e viene valutata l’applicazione di un biocida idoneo. A questo punto subentra la figura dell’agronomo la quale è fondamentale per la scelta del prodotto adatto. Tuttavia, il prodotto consigliato dall’agronomo viene messo anche esso sotto indagine per vedere se risponde ad alcuni parametri cardini, poiché il prodotto scelto non deve in nessun modo interferire con il substrato storico da preservare, deve essere adatto sia per l’ambiente che per l’operatore e ovviamente deve essere autorizzato dal Ministero della Salute rispettando tutte le indicazioni che vengono riportate sella etichetta del prodotto. Se il biocida scelto risponde efficacemente su tutti i vincoli allora si procede con la proposta d’intervento, ma se non rispecchia anche uno dei parametri suaccennati, si ritorna alla scelta del prodotto.
L’ultima fase riguarda l’intervento stesso e quindi il restauratore. L’architetto sta in stretto contatto con il restauratore poiché egli deve dare al restauratore le indicazioni necessarie riguardante il dosaggio del prodotto e insieme si valuta qual è la tecnica d’intervento più idonea per salvaguardare il substrato storico. In fine, il restauratore con l’ingegnere verificando la stabilità dei punti dove si è intervenuto, valuteranno se è idoneo effettuare anche un intervento di consolidamento, dove il restauratore dovrà consigliare
i materiali idonei (consolidanti, protettivi ecc.) per il riempimento delle fessure, compatibili con il materiale lapideo storico.
Una sesta figura è altamente consigliabile inserire nel team, quella dello storico dei giardini, poiché egli è in grado di fornire un’ulteriore punto di vista, riguardante la salvaguardia delle piante questa volta poiché esse non vanno sempre eliminate per il motivo che a loro volta contribuiscono ad aumentare la bellezza e il valore del monumento nel suo complesso. In questo caso l’intervento deve essere ben mirato e calibrato come ad esempio nel caso delle specie protette – che vanno assolutamente preservate – oppure in quello delle piante che appartengono soltanto in un determinato ambiente, clima, luogo.
Per la buona riuscita di un intervento del genere va scelta chiaramente anche la stagione adeguata, preferendo ovviamente il periodo favorevole per le piante, e naturalmente in assenza di pioggia, vento o periodi siccità.
Dunque, l’eliminazione delle piante infestanti da un organismo storico-architettonico e/o archeologico il cui obbiettivo è in primis quello di salvaguardare i suoi materiali in modo da preservarlo nel tempo non può essere un intervento facile. Richiede uno studio non solo approfondito ma anche delicato poiché è facile cadere in errore, e questo è anche il motivo di un approccio interdisciplinare. Le cinque figure suaccennate lavorano separatamente ma camminano insieme verso il risultato finale.
La figura più importante tra queste è l’Architetto che oltre ad essere il filo conduttore tra queste figure avendo il compito di dare le indicazioni necessarie per il corretto andamento delle indagini, ha la responsabilità di redare una relazione tecnico-scientifica dove viene analizzato tutto il procedimento passo dopo passo. Tale relazione alla fine viene firmata e timbrata dall’Architetto e depositata a chi di competenza nel momento dell’incarico, in vista sia di interventi futuri, ma anche per monitorare l’andamento delle piante dal momento dell’intervento e poi.
Arch. Aliki Kourkouta